San
Giuliano Milanese, 15.5.2012
Gent.
Ministro,
mi
chiamo Walter Pazzaia e sono un insegnante di Storia dell’Arte presso
l’Istituto “V.Benini” di Melegnano, in provincia di Milano.
La recente
nomina del nuovo Governo ha alimentato in molti di noi insegnanti un forte sentimento
di speranza. Speranza che la scuola italiana torni a essere (e, in alcuni casi,
possa diventare) un fiore all’occhiello del nostro Paese; speranza che
l’Insegnamento, la Ricerca, il Sapere, la Cultura tornino ad avere quel ruolo
di primo piano che meritano; speranza che i nostri giovani possano frequentare una
Scuola dinamica e innovativa, sempre più orientata verso il futuro e sempre
meno rallentata da lungaggini burocratiche e normative obsolete.
La riforma
scolastica varata dal precedente Governo ha non solo drasticamente tagliato numerosi
posti di lavoro ma ha anche contribuito a peggiorare, in generale, la qualità
dell’insegnamento. Ognuno di noi insegnanti potrebbe portare parlarle di
situazioni drammatiche, con docenti che hanno perso la loro cattedra e sono
stati costretti ad andare ad insegnare materie per le quali non sono preparati,
o segnalarle i numerosi casi del balletto di insegnanti “aventi diritto” che
vengono chiamati ad Anno Scolastico abbondantemente cominciato, con le
conseguenze che può immaginare all’interno delle classi. Per non parlare delle
strutture scolastiche sempre più fatiscenti e la mancanza di adeguamento
tecnologico.
In
particolare mi preme evidenziare il caso della materia che insegno, Storia
dell’Arte.
Credo
sia del tutto superfluo dirle quanto importante sia la conoscenza dell’Arte e
cosa l’Arte significhi e rappresenti per il nostro Paese!
Le
ore di Storia dell’Arte, come sa, sono state drasticamente tagliate e tra due
anni in alcuni tipi di istituto (dove è sempre stata insegnata, almeno nel
triennio) scomparirà del tutto.
Il
mio lamento non è solo dovuto alle conseguenze pesanti che una scelta di questo
tipo comporterà per numerosi insegnanti di questa materia ma anche, e direi
soprattutto, per le conseguenze in termini culturali e sociali. Giulio Carlo
Argan diceva “…non è possibile conoscere la storia d’Italia senza conoscerne la
sua storia dell’Arte” e io mi sento di aggiungere che la conoscenza dell’Arte
non solo servirebbe per capire e conoscere meglio il nostro Paese ma per capire
e conoscere meglio il pensiero dell’uomo, al di là di ogni confine.
Le
chiedo, non a nome mio, ma a nome (e scusi la presunzione) di tanti ragazze e
ragazzi che studiano, di impedire che questo insegnamento così importante
(fondamentale) venga ridimensionato o cancellato. Per favore, sig. Ministro,
ridia all’Arte il ruolo che merita. Lo faccia per i nostri giovani che,
soprattutto in questo momento, ha bisogno di speranze e di valori in cui
credere. Lo faccia per il nostro Paese e per la nostra Storia. Lo faccia per
tutti noi.
Cordialmente
Walter
Pazzaia